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C’è un poemetto poco conosciuto ma a mio parere carinissimo, scritto da Giovanni Visconti Venosta, professore a Como nel 1856, che narrava in chiave tragicomica la “Partenza di un Crociato” per la Terrasanta, il “prode Anselmo“.
“Passa un giorno passa l’altro/mai non torna il prode Anselmo/ e poiché era molto scaltro/ andò in guerra e mise l’elmo”. Siccome però l’elmo era bucato in cima, quando lo vuole usare per bere “in tre dì morì di sete/senza accorgersi il tapin”.
Nonostante tutto però combatte ancora ed “andava combattendo ed era morto”.

Ecco, credo che questo poemetto sia una splendida metafora da leggersi anche in chiave “politica”.
Ci sono dei “politici” ancora oggi, sia a livello locale che nazionale, che sostanzialmente non si sono accorti di essere “morti” (politicamente, s’intende) e quindi rilasciano dichiarazioni, si agitano, fanno interventi anche a sproposito, rendendosi ancora più paradossali.

Certo quando gli elettori ti danno una sonora bastonata, tu puoi avere diverse reazioni: Giuseppe Saragat imprecava contro il “destino cinico e baro”, Carlo Calenda e altri si sono lasciati andare a commenti sugli “elettori che non ci hanno capito” (salvo poi rettificare).
Gli elettori invece capiscono molto bene !

L’unico modo allora per uscire dalla scena con un minimo di dignità, e possibilmente non rendersi persino patetici, è accettare il responso delle urne, qualsiasi esso sia (è la regola della Democrazia) e se questo è negativo uscire dignitosamente di scena in punta di piedi (come fece ad esempio Gianfranco Fini nel 2013).

Imprecare, agitarsi, uscire con polemiche assolutamente inutili, non serve a nulla se non a rendersi ancora più indisponenti, e a far perdere tempo per niente.

“Andava combattendo ed era morto !”
Enrico Baroncelli

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