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Bello vero? Il viola quasi luminescente dei fiori di questa pianta, comunissima nei nostri prati, rappresenta un irresistibile richiamo anche per tutti gli insetti che si nutrono del loro polline. Api comprese, ovviamente. Stiamo parlando della salvia. Anzi di “una” salvia denominata “pratensis”, proprio perché a differenza della salvia officinale o comune (esteticamente meno attraente della sorella selvatica) cresce solo nei prati e non nei nostri orti. E a differenza di questa non possiede proprietà aromatiche molto intense. Anche se fiori e foglie possono essere utilizzati per accompagnare le insalate.

Comunque anche la variante pratensis della salvia sembra presentare caratteristiche medicamentose come la sorella che utilizziamo abitualmente in cucina. La medicina tradizionale infatti vuole che fiori e foglie di salvia selvatica costituiscano un toccasana grazie al contenuto di oli essenziali, utili per favorire la digestione. Nel Medioevo la salvia veniva impiegata nella produzione della birra in sostituzione del luppolo. Pare anche che gli infusi di entrambe le varietà siano in grado di abbassare la pressione.

Però non contateci troppo. A questo scopo molto meglio ridurre alcolici e caffé. Anche perché assumere salvia in eccesso può risultare pericoloso a causa dei tannini, saponine e altre sostanze contenute nella pianta. Però quattro foglie di salvia, prelevate nell’orto e fritte nel burro, rappresentano un buon sistema per aromatizzare e gustare una succulenta polenta taragna.

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