In Valsassina, soprattutto sul fondo valle, incominciano timidamente a manifestarsi. Soprattutto nelle zone a più lunga insolazione. Alcuni, nel Veneto e lungo l’Isonzo, li chiamano “pituraovi” perché se ne produce una tintura con la vengono decorate le uova nel periodo pasquale. Stiamo parlando del muscari armeniacum. Il nome, caso decisamente insolito, non gli è stato attribuito dal solito Linneo, bensì dal botanico Carolus Clusius, nel sedicesimo secolo. L’appellativo deriva da muschio, il cui aroma assomiglia a quello emanato dai grappoli blu del muscari che in alcune zone d’Italia viene chiamato giacinto a grappolo.
Le sue infiorescenze, molto diffuse e facili da coltivare, popolano numerosi giardini e aiuole che abbelliscono con pennellate blu – indaco intenso. Ma il muscari non è solo bello: è anche buono dato che possiede un sapore delicato che ricorda quello degli asparagi (appartiene alla famiglia delle asparagaceee) e di alcuni funghi. Inoltre fa bene alla salute visto che contiene molti sali minerali, vitamine e fibre proprio come i suoi più noti cugini lampascioni. Però fate attenzione: alcune essenze vegetali molto simili sono tossiche. Quindi non portatelo in tavola alla leggera.