Bicentenario della nascita di Antonio Stoppani
Dal Discorso del Sindaco di Lecco Mauro Gattinoni
Lecco, 15 agosto 2024
Carissimi Lecchesi, spettabili Autorità presenti, per noi è un grande onore, e per certi versi un dovere essere qui questa mattina a celebrare il bicentenario della nascita di uno dei nostri più illustri concittadini, Antonio Stoppani, che proprio in questa casa vedeva la luce, nel cuore di Lecco, nella centralissima Piazza XX Settembre, in questo edificio sulla cui facciata, tra poco, scopriremo una targa commemorativa.
Nella scorsa primavera abbiamo dedicato a Stoppani il primo festival delle Geoscienze, ed altre iniziative sono in programma in autunno in città proprio grazie alla Società Italiana di Geologia da lui fondata.
Nel pensare a questa circostanza, nella singolarità della data di Ferragosto, Festa di Maria Assunta, e pertanto periodo festivo per eccellenza nella laboriosa città lecchese, ci siamo lasciati accompagnare dalle suggestioni: immaginiamo quindi che al piano superiore, in una stanza, duecento anni fa come oggi, una mamma (Lucia Pecoroni) teneva in braccio il piccolo Antonio (avuto con Giovanni Maria Stoppani). Ed a questa mamma abbiamo voluto dedicare una dolce musica, quasi fosse una ninna nanna, da parte dei musicisti oggi presenti grazie alla Scuola Civica di Musica Zelioli di Lecco.
Come abbiamo avuto modo di ricordare poco fa, grazie all’intervento storico e scientifico del dott. Mauro Rossetto, direttore dei Musei Civici cittadini, quel bambino, Antonio, diventerà nel tempo il “padre” della geologia e della paleontologia italiana, con i suoi studi e le sue ricerche, con escursioni sul campo impervie dai monti della Grigna ai deserti della Cappadocia, dalla via della seta di Marco Polo ai ghiacciai della Siberia. E poi via, per un circuito vivace di conferenze, insegnamenti, spedizioni, pubblicazioni e onorificenze accademiche, con la sua capacità di leggere in maniera armonica e complementare tutto quel mondo meraviglioso che lega insieme montagna, territorio, alpinismo e avventura, viaggi esplorativi in altre parti del mondo, e un infinito affetto verso il nostro “Bel Paese”, l’Italia girata a piedi in lungo e in largo, il Paese più bello del mondo.
Per certi versi, è curioso intravedere nella vita di Stoppani quel filo rosso che lega insieme un certo Dna che unisce i maggiori personaggi lecchesi: l’amore per la montagna che darà vita alle prime esperienze del Club Alpino Italiano a Lecco (di cui quest’anno ricorrono i 150 anni di fondazione) e di cui Stoppani fu presidente della sezione di Milano e Mario Cermenati, suo allievo, presidente del sodalizio lecchese; fino a giungere al gigante dell’alpinismo del Novecento, Riccardo Cassin. E come non vedere, nelle spedizioni esplorative geologico-naturalistiche di Stoppani, lo spirito avventuroso e l’impulso alla narrazione ed alla divulgazione di Walter Bonatti o di Carlo Mauri.
Già, perché oltre allo Stoppani-scienziato, ci piace ricordare anche lo Stoppani-divulgatore e narratore, una sorta di “Piero Angela” capace di affascinare non solo generazioni intere di allievi presso le sue lezioni tenute al Politecnico di Milano (“il professore con lo zaino in spalla”), ma soprattutto il coinvolgimento della gente comune, inesperta di scienza. Il suo “pubblico” consisteva sicuramente dalla nobiltà e dagli intellettuali milanesi, che venivano invitati presso il seminario di Venegono (dove tutt’ora è disponibile il museo naturalistico con una grandissima raccolta di minerali e fossili) per ascoltare teorie che allora dovevano apparire alquanto bizzarre, e figurarsi quanto potevano suonare strane anche agli orecchi di contadini o valligiani analfabeti che Stoppani incontrava nelle strade e nelle piazze e a cui lui spiegava l’evoluzione della terra: ghiacciai che avanzavano nelle pianure e si ritiravano macinando detriti, dove oggi c’è una valle prima c’era un mare, le rocce in cima alle montagne portano le tracce fossili di pesci o di molluschi: come è possibile? E ancora, la funzione essenziale degli insetti nel mantenimento della flora e di quello che oggi chiameremo “ecosistema”.
Ecco, per dare un’idea della reale portata delle scoperte e delle teorie (certamente alquanto pionieristiche di Antonio Stoppani), pensiamo quanto stava accadendo all’interno della comunità scientifica nel resto d’Europa proprio in quel periodo eccezionale: mentre in Italia l’abate Antonio Stoppani (1824-1891) riscriveva la storia della terra leggendola tra le rocce , nei fossili, nei terremoti come nei vulcani, il coetaneo padre agostiniano Gregor Mendel, in Moravia (impero Asburgico, 1822-1884) scopriva i caratteri ereditari, le “leggi” della dominanza e della recessività, avviando quelli che sarebbero confluiti negli studi di genetica. Nello stesso periodo, in Inghilterra, Charles Darwin (1809-1882) maturava la sua teoria dirompente dell’evoluzione della specie, ponendo in maniera irreversibile uno spartiacque tra un “prima” ed un “poi”, nell’ambito delle scienze naturali. E con questo abbiamo detto tutto circa la portata universale del lavoro di Stoppani nel progresso della scienza e, per certi versi, nella comprensione della natura, del mondo, dell’uomo.
Non posso trascurare, in questo mio breve saluto, il ruolo dello Stoppani-politico: fu animatore delle 5 giornate di Milano, quando, da seminarista, organizzò il famoso sorvolo della città in mongolfiera da cui fece piovere dei manifesti insurrezionali contro l’invasione austriaca, ovviamente venendone punito con il divieto di insegnamento. Ancora, strettissimi furono i suoi rapporti filosofici con Antonio Rosmini, caratterizzati dall’obiettivo di conciliare Scienza e Fede (già, perché affermare l’evoluzione della natura significa mettere in dubbio il ruolo del Creatore!); di conseguenza veniva a vacillare anche il rapporto di egemonia culturale (ma anche molto materiale!) della Chiesa sul pensiero laico, concretizzatosi, in ultima analisi, nella contrapposizione di potere tra Stato e Chiesa.
Stoppani, da sacerdote, esponente del clero, ma al contempo scienziato, e aperto sostenitore di idee liberali, contestò duramente le posizioni del Vaticano che, in relazione alle elezioni democratiche successive all’unificazione del Regno d’Italia nel 1861, attraverso il “non expedit” di fatto vietava (esplicitamente con Leone XIII nel 1886) ai cattolici di candidarsi alle elezioni e addirittura di partecipare al voto. In quel clima, e in tutta risposta, Antonio Stoppani si candidò alle elezioni politiche dell’autunno 1876 proprio nel collegio di Lecco, provocando così grande dibattito da parte dei cattolici conservatori, attirandosi critiche per le idee così fermamente espresse. Suo scopo non era certo quello di ottenere un seggio in parlamento, ma quello di scuotere gli animi, invitare tutti ad un ragionamento attorno al cristianesimo, alla scienza, al ruolo della chiesa, a prendersi cura degli altri. Per questo ritirò la sua provocatoria candidatura due settimane prima del voto.
Per concludere, un aneddoto: i biografi di Stoppani ricordano che, da accademico di Lincei, venne convocato nel 1876 dal Re d’Italia Umberto Primo che gli sottopose quello che per lui era il quesito più angosciante: la ritirata dei ghiacciai; a vista d’occhio, nel giro di una sola generazione si era ritirato il Belvedere sul Monte Rosa, così come il ghiacciaio del Gavia, il Fellaria, l’Adamello. Quel fenomeno l’aveva osservato con i suoi occhi ed era preoccupato, e la sua domanda era pressappoco questa (dal monologo di Andrea Carabelli, 11 maggio 2024): “Mi dica professore, che sarà di queste Alpi? Si disseccherà ogni sorgente e aridirà ogni fiume? E poi i laghi e la vegetazione? Dovremo dire addio alle colture di queste valli, a pascoli e animali e limitare la vita alle pianure?”. Lo Stoppani scienziato rispose con sincerità: “Non conosco il futuro, Maestà. Non so che succederà”.
Ecco, noi oggi sappiamo invece quanto le azioni di salvaguardia del clima, della natura, delle specie animali e vegetali, siano in mano a noi, alla scienza, certo, e alle nuove tecnologie, ma anche al nostro stile di vita e di consumo quotidiano che deve essere sempre più sostenibile per non subire eventi estremi. Una lezione di cura che viene dal passato e che allarga oggi il nostro raggio di azione dalla consapevolezza dal “Bel Paese” ad una responsabilità per un “Buon Pianeta”.
Grazie, professor Stoppani. E buon compleanno!
Il Sindaco
Mauro Gattinoni