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L’essenza vegetale riprodotta nella foto arriva da molto lontano nel tempo. È infatti nota da millenni in tutta l’area mediterranea. Ma non solo visto che si tratta di una pianta ben conosciuta anche in alcune regioni mediorientali, asiatiche e africane. Pare infatti che Assiri e Babilonesi ne facessero largo uso già verso la fine del IV millennio prima di Cristo e che greci e romani ne utilizzassero in gran copia. Sembra che alcune tracce ne siano state rilevate qualche tomba egizia della XVIII dinastia: l’epoca di Tutankahmon, per intenderci. Si tratta dell’Alliaria petiolata, nota anche come erba aglina a causa del suo inconfondibile aroma agliaceo dal quale deriva il nome scientifico. Da noi cresce un po’ dovunque ma non viene quasi mai impiegata a scopo alimentare.

L’esemplare nella foto, appartenente ad una folta colonia, è stato immortalato digitalmente lungo il margine erboso della pista ciclabile, poco prima dello Sprizzottolo. Molto apprezzata da api e altri insetti polliniferi, l’Alliaria, in tutte le sue parti, si presta a diversi utilizzi culinari per insalate, frittate, minestre e zuppe nelle quali sostituisce bene l’aglio tradizionale, proprio come l’Aglio orsino, sul quale ci siamo diffusi in una precedente disamina (qui il testo), che sta fiorendo proprio in questo periodo. Anche la medicina tradizionale ed erboristica si occupa dell’Alliaria a causa delle sue proprietà (presunte?) antisettiche, vulnerarie ed espettoranti.

Però, datemi ascolto: chi non è esperto di piante officinali, dovrebbe astenersi dalla raccolta di erbe sconosciute che potrebbero essere confuse con altre essenze anche molto tossiche. Anche se scambiare l’Alliaria con altre erbe è difficile proprio a causa dell’intenso aroma agliaceo che produce se strofinata fra le dita. Ma la prudenza, come recita l’antico adagio, non è mai troppa…

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