LEGGE SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Benefici o disuguaglianze? Dipenderà dalla corretta attuazione
Nella mattina di lunedi 16 settembre, si è svolto al Palataurus di Lecco un momento di approfondimento sulla Legge dell’autonomia differenziata organizzato dai pensionati della CISL Monza Brianza Lecco in presenza del Segretario Generale della FNP CISL Lombardia, Sergio Marcelli e del componente di Segreteria Giuseppe Saronni.
“Vista la posizione della CISL sull’autonomia differenziata, che si distingue dalla proposta di referendum
abrogativo fatta da altre organizzazioni sindacali, abbiamo deciso di analizzare, con un momento di
approfondimento specifico, i contenuti della Legge e l’incidenza che potrà avere sui cittadini. Non abbiamo la velleità di far cambiare opinione alle persone ma è essenziale far conoscere i principi che l’hanno ispirata, i suoi possibili benefici e le potenziali criticità per permettere a ognuno di scegliere liberamente e con consapevolezza” ha spiegato Enrico Civillini, Segretario Generale della FNP territoriale.
“Per aiutarci in questo percorso abbiamo chiesto l’intervento del prof. Paolo Balduzzi, ricercatore in Scienza delle finanze presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che si occupa di political economy, federalismo fiscale e finanza locale, pensioni, disuguaglianza intergenerazionale”.
Ad introdurre l’incontro Mirco Scaccabarozzi, Segretario Generale della CISL Monza Brianza Lecco che ha
illustrato la posizione del Sindacato “La Cisl segue fin dal 2017 tutti i passaggi avvenuti nel nostro Parlamento sul tema dell’Autonomia, un tema bipartisan che è stato affrontato da tutti i Governi che si sono alternati alla guida del nostro Paese. Nel corso dell’Audizione avuta al Senato abbiamo depositato una memoria dove abbiamo evidenziato tutte le principali criticità e proposto numerosi emendamenti al progetto.
Non abbiamo una visione pregiudiziale, la riforma se correttamente attuata potrebbe portare a benefici sia in termini quantitativi che qualitativi ma devono essere affrontate le problematicità”.
“Alcuni punti sono sicuramente da chiarire,” ha continuato Scaccabarozzi “in primis il ruolo del Parlamento:
le intese Governo – Regione devono poter essere oggetto di discussione del Parlamento e oggetto di confronto con le parti sociali. Non è chiaro poi come dovrebbe avvenire il passaggio di competenze per le materie LEP e le materie NON LEP: se ciò avvenisse sulla base della spesa storica sarebbe un problema visto che questa ha causato inefficienze e sperequazioni. Altra importante criticità è il trasferimento delle risorse umane, un nodo finora non affrontato in modo adeguato. In questo ambito rivendichiamo un ruolo cogente delle Organizzazioni sindacali” ha concluso.
Benefici e criticità secondo la CISL
I potenziali benefici sono diversi: le maggiori competenze riconosciute dovrebbero far emergere le
potenzialità dei territori valorizzandoli; le maggiori responsabilità nell’esercizio delle funzioni e nell’uso delle risorse dovrebbe determinare condizioni positive per l’economia locale; maggiori servizi dovrebbero
incentivare l’occupazione.
Nel contempo la maggiore autonomia non deve perdere di vista i principi e i valori di cooperazione e
solidarietà fra territori e cittadini e sussidiarietà fra i diversi livelli istituzionali, garantendo così le pari
opportunità fra tutti i cittadini.
Il processo deve essere governato in un quadro di unità altrimenti questo regionalismo spinto potrebbe
condurre a giurisdizioni regionali che erogano regimi differenziati di servizi e di godimento dei diritti.
Non è certo questa l’autonomia solidale a cui si guarda.
Alcune materie sono poi molto delicate e hanno un grosso impatto nella vita dei cittadini. Nell’ambito
dell’Istruzione, per esempio, non si può tollerare che si arrivi a declinazioni regionaliste dei Contratti collettivi nazionali. I livelli di istruzione devono essere garantiti dallo Stato che deve anche mantenere la competenza esclusiva nell’organizzazione amministrativa.
I LEP rappresentano quindi la soglia costituzionalmente necessaria e invalicabile per il trasferimento dei
poteri alle Regioni. Dovranno essere definiti con legge ordinaria così che i cittadini possano esercitare il diritto a richiedere il giudizio di legittimità qualora fosse necessario.
Durante il suo intervento il prof. Paolo Balduzzi ha spiegato i contenuti della Legge e ha ricostruito il lungo percorso che ha portato, nel 2001, al referendum popolare che confermò la riforma del Titolo V della Costituzione e, oggi, alla Legge 86/2024 in attuazione del terzo comma dell’articolo 116 che regola la possibilità, per le Regioni a statuto ordinario, di chiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di
autonomia” all’Esecutivo nazionale. Ora il Governo avrà due anni di tempo per definire i LEP, livelli essenziali di prestazioni, e la dotazione finanziaria necessaria a garantirne l’applicazione.
Anche il prof. Balduzzi individua i potenziali benefici nell’attuazione della Legge, a partire dall’aumento della responsabilità dei politici che avrebbero un vincolo politico più forte. Crescerebbe il rispetto delle autonomie e delle differenze dei territori, si innescherebbe così un processo di concorrenza virtuoso che spinge gli attori a tirare fuori il meglio. Infine, l’autonomia permetterebbe di sperimentare nuove soluzioni che porterebbero ad un potenziale miglioramento dei processi.
Rispetto alle accuse di “spaccare il Paese” Balduzzi ricorda che, dal punto di vista economico, l’affermazione non riflette la realtà. L’articolo 9 garantisce infatti l’invarianza finanziaria per le Regioni che non richiedono l’autonomia differenziata. E, interrogato sulla sua posizione rispetto al referendum abrogativo, afferma “Se uno è contento del modello e dei risultati che abbiamo ora è giusto che voglia abrogare questa Legge. Ma se si vuole invece sperimentare una possibilità diversa, un po’ di fiducia a questa legge bisogna darla. Io voglio vedere come funziona, sono per la sperimentazione, quindi al referendum abrogativo voterò per il mantenimento”.
Di fondamentale importanza per la CISL è il coinvolgimento del Sindacato nelle scelte, in primis quelle legate al trasferimento del personale, questione su cui il prof. Balduzzi è intervenuto sottolineando come, in questo momento, il dibattito si sta concentrando su competenze e risorse finanziarie ma trascuri questo tema “La questione è molto rilevante. Il ruolo del Sindacato, al di là delle scelte politiche di schieramento o meno nei confronti del referendum, diventa rilevante nella fase di contrattazione e costruzione delle intese dove deve potersi sedere al tavolo del Governo e delle Regioni per capire bene la situazione e tutelare i lavoratori coinvolti”.
A conclusione della mattinata è intervenuto Sergio Marcelli, Segretario Generale della FNP CISL lombarda
“Quello dell’autonomia differenziata è un tema delicato che, anche per la situazione politica che abbiamo,
scatena sentimenti politici. Un sindacato però deve fare scelte strategiche importanti, di contenuto, che si
perseguono solo andando al confronto. Il modo con cui la politica si rapporta con il Sindacato è cambiato, ci dobbiamo conquistare l’ascolto, non basta lo sciopero generale che, peraltro, ormai non è più molto partecipato: al posto delle grandi fabbriche metalmeccaniche abbiamo una moltitudine di piccole realtà, un mondo che, rispetto alla modalità di organizzarsi, è profondamente diverso. Quindi non discuto della legittimità né dello sciopero né della scelta di raccogliere delle firme per il referendum ma ritengo fondamentale che si definisca una strategia che tenga conto di questi cambiamenti”.
“In un’epoca in cui contiamo meno collettivamente, nel senso di modo collettivo di muoverci, contiamo
qualcosa se siamo presenti a tutti i tavoli dove si discute anche solo una virgola che ci interessa” ha continuato Marcelli “Il sindacato deve fare il suo mestiere e il suo mestiere è discutere. Di fronte abbiamo tutta la questione della transizione digitale ed ecologica, tematiche che non possono essere affrontate con banalità e schieramenti politici. Il nostro è sempre stato il sindacato che ha scelto il confronto, e siamo ancora noi. Se si pensa che lo facciamo con troppa moderazione o che lo si possa far meglio se ne discuta, il pluralismo in CISL deve continuare, ma non facciamo finta di non essere un sindacato perché non siamo altro che quello”.