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Si vota in 42 Province italiane. In 35 per rinnovare il Consiglio provinciale. In 6 per Consiglio e Presidente. In una per il Presidente. Sarà un voto di secondo livello, ovvero voteranno gli Amministratori, Sindaci e Consiglieri comunali, dei Comuni che fanno parte delle Province. Ma non è questo il problema, secondo Uncem. La vera questione, che molti Sindaci continuano a condannare e pure noi, è che si tratta di un ‘voto ponderato’. Ovvero, il voto di un Consigliere di Cuneo vale 250, quello di Rittana 15. Stessa cosa per Macerata e Treia e via così.

Una situazione pazzesca, di piena sperequazione. Per ‘uscire’, essere eletti, i consiglieri candidati dei Comuni più piccoli, devono stringere patti con uno o più Consiglieri dei grandi centri. Buttarsi nelle loro braccia. Chiamiamole ‘alleanze’… Assurdo e dannoso per tutti. Anche per la democrazia. Ecco perché Uncem chiede una riforma. Ma non solo per dare qualche competenza in più e qualche soldino alle Province. Per mettere realmente ordine in un sistema istituzionale che ha bisogno di un vero cambio di paradigma.

La riscrittura del TUEL non sia fredda e timida. Riscriva le regole democratiche del Paese, chi fa che cosa negli Enti locali, come eliminiamo consorzi e agenzie troppo facili, come i Comuni stanno insieme, quali sono gli ambiti territoriali anche provinciali, lievitati da 70 a 110 in vent’anni, che hanno urgenza di un tagliando”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

p.s. come è stato ricordato nel recente incontro della Lista civica a Introbio, il voto di un consigliere comunale di Lecco, ad esempio, vale 420 punti, mentre il voto di un consigliere comunale di un paese come Introbio o Pasturo vale meno di un decimo, circa una trentina di punti.
E’ chiaro che in questo modo i candidati espressi dai paesi della provincia sono molto più svantaggiati rispetto a quelli espressi dalle Città (in primis Lecco, Merate, Valmadrera e Oggiono)

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