Un’esile cuspide dai piccoli fiori bianchi arrampicati su un sottile stelo. Cresce un po’ dovunque dalle nostre parti anche lungo i bordi della strade pur se predilige aree non molto erbose e prive di folta vegetazione cespugliosa. Nei prati incolti che costeggiano la pista ciclabile è presenza comune. L’essenza vegetale riprodotta a introdurre la puntata odierna di “Piante e fiori della Valsassina”, è un esemplare di Melilotus alba, nota perlopiù come Meloloto bianco.
Questa essenza erbacea, appartenente alla famiglia delle leguminose e originaria delle regioni Euroasiatiche, può svilupparsi fino a un metro in altezza ed emana un delicato profumo. Il suo appellativo generico ha duplice origine e deriva, come spesso accade in botanica, da un termine greco, meli (miele) poi latinizzato in mel, e dal lemma loto (dal greco lotos), pianta acquatica che nel simbolismo orientale indica purezza, perfezione e fecondità. Come si può dedurre dal nome, il Meliloto è molto frequentato dalle api che ne ricavano grandi quantità di nettare mellifero. L’appellativo specifico, alba, significa bianca a indicare il colore delle infiorescenze.
Il Meliloto bianco trova numerose applicazioni in erboristeria e medicina tradizionale poiché viene ritenuto in grado di produrre effetti trerapeutici come diuretico e contro le varici. Un decotto di Meliloto pare sia indicato per curare le congiuntiviti e gli orzaioli. Ma prestate molta attenzione. I fiori candidi dall’aspetto delicatamente timido, nascondono un’insidia: contengono sostanze molto pericolose come cumarina, cumarigenina e melitotossina, anticoagulanti la cui assunzione potrebbe causare problemi a livello ematico e causare difficoltà di coagulazione ed emorragie.