A Maggio di Cremeno c’è una passeggiata unica, suggestiva, che trasuda storia di gente e di fabbrica. Il percorso si snoda nel bosco appena sopra l’abitato di Casere fino a toccare la strada sterrata che dalla fontana San Lorenzo porta al Culmine. Le vedute incantevoli sulle Grigne si allargano sui prati umidi e bellissimi di Cremeno, uniti dallo sguardo a quelli di Gorio dall’altra parte della valle da cui arriva il suono dei campanacci delle mucche ancora al pascolo. A tratti, ricci biondi mostrano le pance lucide e marroni delle castagne e tra le foglie gialle e rosse ecco spuntare qualche funghetto matto ai bordi dell’inconsueto sentiero.
Nel 1943, a seguito della distruzione di parecchie strutture energetiche lombarde durante la seconda guerra mondiale, Celestino Lampis costituì a Milano la Società Idroelettrica Alta Pioverna con lo scopo di fornire energia elettrica alle imprese del territorio. Fu così che tra il 1947 e il 1948 venne costruito il Canale Guzzi, un’opera imponente in mezzo al bosco tra ruscelli e torrenti, per fornire elettricità alla società Moto Guzzi di Mandelle del Lario. La centrale funzionava con le acque alimentate dal bacino d’utenza chiamato “Pioverna Orientale” che prendeva l’acqua dalle valli Faggio, Bongio, Ferrera, Lupo.
L’acqua di questi torrenti venivano convogliate nel serbatoio di 30mt di profondità di Maggio a 836mt s.l.m. Da questo serbatoio un tubo lungo 1580 mt del diametro di 65cm, con un salto di 210mt, portava l’acqua alle turbine collocate in località “La Folla”.
Oggi nel serbatoio c’è il bosco, ma si può notare ancora l’argine della vasca proprio di lato alla casina verde un tempo abitata dal guardiano. E il Canale Guzzi è diventato un sentiero percorribile per tutti, affascinante e…pare che dopo la mezzanotte, dalle radici contorte degli alberi fuoriescano gli spiritelli del bosco per fare baldoria…almeno, cosi’ qualcuno ha scritto all’ingresso della casina verde…
Marialuisa Invernizzi ha raccolto la testimonianza di un lavoratore che ha contribuito alla realizzazione del Canale Guzzi: “C’erano molti gruppi di lavoratori…fu dura lavorare nel serbatoio perché la terra era dura…lavoravamo anche 12-14 ore al giorno…io ho sempre lavorato lì, lavoravo alle pareti della vasca fino a strapparmi le unghie delle mani…”
MARIA FRANCESCA MAGNI