No, non è come sembra. L’apparenza (spesso) inganna. L’immagine sotto il titolo non riproduce tre lanterne cinesi, quelle a tutti note grazie anche a numerosi film proiettati su schermi grandi e meno grandi. In realtà la fotografia ritrae i fiori di una medesima pianta in diverse fasi di maturazione, immortalati a Introbio nell’autunno scorso, nel sottobosco che separa il torrente Pioverna dalla pista ciclabile, nei pressi della pineta. Si tratta di un esemplare di Alkekengi, essenza erbacea meglio nota agli esperti botanici come Physalis alkekengi.
L’epiteto binomiale è stato imposto dall’ineluttabile Linneo nella prima metà del XVIII secolo. Il termine specifico, Physalis, ha origine greca e significa “rigonfio, pieno d’aria” in riferimento a forma e consistenza del calice, leggerissimo e cavo. L’appellativo specifico, alkekengi, pare derivi dall’arabo al -kakang che si potrebbe tradurre con “lanterna rossa”. La parte edibile del frutto è una bacca rossastra delle dimensioni di una ciliegia, dal sapore agro dolce molto apprezzato in pasticceria dove viene lavorata immergendola nel cioccolato fuso. L’Alkekengi, appartenente alla famiglia delle solanacee come patate, melanzane, peperoni e pomodori, possiede anche numerose proprietà fitoterapiche ed è ricchissima di vitamina C.
Già Dioscoride Pedanio, qualche decennio dopo Cristo, aveva parlato di questa essenza vegetale nel suo “De Materia medica”. Proprio l’indiscutibile autorevolezza del personaggio ha indotto Dante (Inferno, canto IV, 139 – 140) a collocarlo nel limbo, sulla soglia dell’Inferno, in quanto “buono accoglitor del quale” in grado di apprezzare la qualità (“quale”) delle erbe. Ma fate attenzione: foglie e radici contengono anche notevoli quantità di solanina, un alcaloide tossico, proprio come le patate quando germogliano e diventano verdi. La medicina tradizionale utilizza l’Alkekengi per potenziare il sistema immunitario, per controllare la pressione arteriosa, per favorire la diuresi e per il contenuto di vitamina A, antiossidante, e B. Dalle bacche mature si possono ottenere gustose marmellate. Però andateci piano visto che l’Alkekengi è bello ma pericoloso. Meglio rivolgersi direttamente al pasticciere o all’erborista.