Una luce di speranza quella accesa dall’incontro dell’Università della Terza Età Valsassina con Padre Angelo Cupini, presso la Casa Paolo VI di Concenedo, nel giorno triste dell’attacco israeliano a Teheran , ma anche della manifestazione nazionale per la Pace indetta a Milano, a cui ha partecipato anche la Tavola per la Pace lecchese compresa la Comunità di Via Gaggio.
Nell’incontro organizzato dal socio Angelo Colombo, Padre Angelo ha voluto ricordare lo striscione che da diversi giorni è appeso sul muro della Casa sul Pozzo: “Cessate il Fuoco” . Ridurre il male, almeno una sosta nei bombardamenti.
Il Sacerdote Clarettiano è partito nella sua analisi da un editoriale scritto vent’anni fa dal Cardinale Carlo Maria Martini, pubblicato sul Corriere della Sera nel 2003 (politicamente un’era geologica fa, quando sembrava addirittura che la Russia di Putin volesse entrare nella NATO) ma di estrema attualità ancora oggi.
Il Cardinale era appena tornato da Gerusalemme, “avendo ancora negli orecchi il suono sinistro delle sirene della polizia e delle ambulanze dopo il terribile attentato del 19 agosto”, quando un attentatore suicida di Hamas fece esplodere un autobus facendo morire 24 persone tra adulti e bambini che tornavano dal Muro del Pianto.
Quale la raccomandazione del Cardinale ? “Non fabbricatevi idoli” ! E quali sono gli idoli ? “Quelli invisibili della violenza, della vendetta, del potere (politico, militare, economico) .. E’ l’idolo del voler stravincere in tutto, del non voler cedere in nulla” del non accettare nessuna soluzione.
E’ quello che fanno oggi i governanti che scatenano le guerre – è stato sottolineato nel dibattito successivo – in cui né Putin, né Zelenskj o Netaniahu, sono disposti ad alcuna trattativa, a discutere le ragioni degli altri, proseguendo in una guerra sempre più violenta senza prevedere nessuna soluzione diplomatica che non sia la propria “vittoria totale” sul nemico.
“Chi ha fiducia solo nella violenza e nel potere prima o poi tende a eliminare e distruggere l’altro e alla fine distrugge se stesso”, come già ammoniva San Paolo (e qui emerge la cultura storica bimillenaria della Chiesa).
Ma Padre Angelo aggiunge una sua riflessione su questa tragica “crisi dell’umanità che intacca il vincolo della solidarietà” tra gli uomini. E cioè il tema della “ferita“, che per vari motivi molti hanno subito nel proprio corpo o nella propria anima, e che però deve diventare una “feritoia“, e cioè la capacità di guardare anche all’esterno del proprio io, a osservare anche il dolore dell’altro, di quello che è considerato “il nemico”.
“Se si riuscisse anche a capire il dolore dell’altro – dice Padre Angelo – riusciremmo a ritrovare una dimensione umana”.
E’ un tema affrontato anche nella lettera di Martini: “Certamente l’odio accumulato è grande e grava sui cuori. Persone e gruppi se ne nutrono come un veleno. Per superare l’idolo dell’odio e della violenza è molto importante guardare al dolore dell’altro”. Non ricordare solo le proprie sofferenze, ma aprire lo sguardo al dolore dell’altro, superando il “risentimento, la rappresaglia, la vendetta”.
E’ quello che è successo dopo la II Guerra mondiale, quando i popoli europei , Francesi, Italiani, Tedeschi e Inglesi, hanno giurato “Mai più la Guerra”, non assolutamente per dimenticare ma al contrario per superare gli orrori della Guerra e le sue ingiustizie.
“Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace” : Padre Angelo aggiunge che “la Pace è artigianale” , va costruita nel nostro cuore con il nostro lavoro poco per volta, ricordando però che le “guerre sono sempre una sconfitta”, come ripete incessantemente ( e purtroppo non ascoltato, “vox clamans in deserto”) il nostro grande Papa Francesco.
Enrico Baroncelli