Veramente interessantissimo l’ultimo numero di LIMES, la rivista italiana di Geopolitica diretta dall’ottimo Lucio Caracciolo, dedicato alla situazione sempre più esplosiva del Medio Oriente.
Un tentativo di risposte, negli interventi di una ventina di collaboratori e studiosi dell’area mediorientale, agli argomenti che ogni giorno ci angosciano e alla domanda fondamentale: “Perchè Netaniahu non si ferma, soprattutto ora che ormai il vertice di Hamas è stato sostanzialmente decapitato, soprattutto dopo l’uccisione una settimana fa del già inafferrabile leader Yahya Sinwar ? ” .
“Dove vuole arrivare il governo di estrema destra israeliano, ora che Gaza è stata ridotta in macerie, e i suoi ormai ex due milioni di abitanti ridotti alla povertà assoluta, senza acqua, corrente elettrica, senza casa e senza cibo ?”
E’ chiaro che la strage orribile del 7 Ottobre 2023, in cui Hamas ha ucciso in modo barbarico più di 1200 coloni israeliani civili che vivevano lungo il confine, ha scatenato non solo la voglia di vendetta, ma anche la decisione di un definitivo “redde rationem“, la volontà di farla finita una volta per tutte con la “questione palestinese“, in un modo o nell’altro, anche a costo di fomentare il terrorismo per le prossime generazioni ( e i risultati già si vedono, con il camion lanciato a Tel Aviv contro dei civili che aspettavano un pullman).
La prima vittima è l’idea, ormai solo delle “anime belle”, ma fuori dalla realtà, del progetto già stabilito con gli accordi di Oslo, con la stretta di mano tra Yitzhak Rabin, Bill Clinton ed Yasser Arafat , a proposito di “due popoli due Stati“.
Un progetto che non è mai piaciuto all’estrema destra israeliana, che ha permesso ai coloni ebrei, protetti dall’Esercito, di avanzare nella Cisgiordania con le loro occupazioni, spesso cacciando gli Arabi dalle proprie case e dai propri terreni (come successe già nel 1948).
A questo concetto invece si sostituisce quello della “Grande Israele“, il territorio promesso da Dio a Gesuè nella Bibbia, che va dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo) ” senza soluzione di continuità (addirittura il territorio promesso da Dio arriverebbe fino all’Eufrate). Tant’è vero che nelle scuole israeliane neanche si studiano i confini stabiliti dall’ONU nel 1947 (troppo stretta la striscia di terra dove sorge anche la capitale Tel Aviv) ma solo cartine della “Grande Israele” dal Lago di Tiberiade al Mediterraneo.
E in questo progetto gli Arabi che fine farebbero ? Rimarrebbero una minoranza, che potrebbe col tempo persino aspirare alla cittadinanza, ma naturalmente in una posizione assolutamente subordinata.
La fortuna di Israele è quella di avere creato dei buoni rapporti stabili con i paesi arabi Sunniti (la maggioranza dei Musulmani) tra cui l’Egitto e l’Arabia Saudita, dove ci sono le due città capitali dell’islamismo, cioè La Mecca e Medina (il “Patto di Abramo”, che Hamas ha sabotato, era rivolto soprattutto all’Arabia) mentre mantiene rapporti tesissimi (praticamente di guerra) con i paesi Sciiti (l’Iran in primo luogo).
Hezbolla e Hamas sono in sostanza due “longa manus” dell’Iran, due organizzazioni militari foraggiate dagli Ayatollah , che da molti anni tengono in tensione gli israeliani con i loro attentati.
Come se ne esce ? Quali i progetti per una pace duratura dopo la fine di queste stragi, al di là del “muro di ferro” (il concetto risale addirittura al 1923) tra Arabi ed Ebrei ?
Nessuno realmente lo sa, ma l’impotenza dell’Europa, incosciente e “allegramente passiva .. di fronte a una guerra che ci cambia la vita” è ancora una volta impressionante. “Istruttiva la nostra reazione all’attacco di Israele contro i nostri soldati parcheggiati da tempo immemore nel Libano meridionale in missione ONU Peacekeeping”: cioè nessuna reazione oltre a parole di condanna di circostanza.
Il ruolo dell’ANP, oggi rappresentata dal corrotto Abu Mazen, è da anni quasi nullo: il problema è anche trovare una rappresentanza civile adeguata ai palestinesi che sopravvivranno a questa terribile situazione. Nè i terroristi di Hamas, nè quelli di Hizbullah, arriveranno mai a patti con Israele, che intende annullarli e “sradicarli” dai territori in cui per decenni hanno dettato legge (Gaza e il Sud del Libano).
Insomma, siamo ancora lontani da una soluzione “giusta” per tutti : Limes però ci aiuta a capire la terribile problematica.
Enrico Baroncelli