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L’infiorescenza nella foto appartiene (probabilmente) a una pianticella di Mentha pulegium. Mi riservo il beneficio del dubbio poiché le varietà di menta sono numerose e tutte abbastanza simili fra loro. Come la Mentha longifoglia, parente strettissima della più nota menta piperita, o la mentha spicata (mentastro verde).

La mentha pulegium (nota anche come menta romana o mentuccia) spunta un po’ dovunque ma l’esemplare fotografato cresce insieme ad altri cespugli confratelli lungo il reticolato di un prato nei pressi della Circonvallazione di Introbio. Tutte le varietà di menta possiedono in misura maggiore o minore il caratteristico aroma che tutti conoscono ma solo la menta romana possiede, insieme a sostanze medicinali, anche un principio tossico presente in gran quantità nell’olio essenziale, dunque molto concentrato.

Le cronache riportano che, sul finire degli anni Settanta in Colorado, una giovane morì per aver ingerito qualche decina di grammi (una quantità smisurata per un’unica dose) di estratto oleoso di questa pianta, nel tentativo di interrompere una gravidanza indesiderata. L’uso moderato di foglie per infusi o a scopo aromatizzante in cucina non presenta alcun problema. L’appellativo generico mentha, deriva dal nome di una ninfa della mitologia greca, Mintha, ninfa del fiume infernale Cocito, trasformata in pianticella da Persefone gelosa del marito Ades (il Plutone dei latini) il quale pare intrattenesse una “affettuosa amicizia” con la ninfa. Il nome specifico “pulegium” ha origine nel termine latino “pulex”, pulce, poiché un tempo le foglie di menta venivano utilizzate per tenere lontani questi parassiti.

SI tratta di un’erba aromatica conosciuta anche dagli antichi abitanti della Mezzaluna fertile, i babilonesi. La menta è stata inoltre citata dallo scrittore, storico, filosofo, naturalista e botanico Caio Plinio Secondo detto “il Vecchio” (Como 23, Stabia 79) nella “Naturalis historia”, opera dal respiro enciclopedico, l’unica dell’autore giunta sino a noi. Ma la Menta, anche la Romana, nasconde numerosi principi attivi in grado di combattere più o meno efficacemente, secondo la farmacopea tradizionale, disturbi come mal di testa, nausea, infezioni, gonfiore addominale, coliche e così via. Inoltre preparati a base di menta vengono normalmente impiegati come aromatizzanti nel dentifricio e in funzione anti seborroica in alcuni saponi liquidi per capelli.

Un ultimo avvertimento: la menta romana fa parte dell’elenco delle sostanze non ammesse per l’utilizzo negli integratori alimentari, prodotto dal Ministero della Salute. In conclusione, se volete gustarvi qualche infuso di foglie di menta romana, fatelo tranquillamente ma non eccedete nelle quantità. E soprattutto state alla larga dall’olio essenziale.

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