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E’ stato un fatto avvenuto alla metà del Cinquecento a Grosio, in Valtellina, ad aver sconvolto in particolare Gianluigi Daccò, già Direttore dei Musei di Lecco, venuto ieri sera a Introbio per presentare il suo ultimo libro “La donna del gioco”.
“Erano state legate ai pali per essere bruciate vive cinque giovani donne, accusate di essere delle streghe e perciò condannate a morte. Una di queste, una ragazza di 18 anni, riesce a liberarsi dalle corde prima che venga appiccato il fuoco: non scappa ma corre a rannicchiarsi presso la sedia del Governatore, implorando pietà per la sua vita. Viene tranquillizzata, le dicono che non le succederà nulla, e intanto assiste impotente alla morte atroce delle sue compagne. Il giorno dopo però anche lei viene legata al palo, e infine bruciata pure lei.
Ecco, questo fatto così disumano mi ha convinto ad approfondire ancora di più l’argomento della cosiddetta Caccia alle Streghe“.

“Intendiamoci – continua Daccò – all’epoca quasi tutti credevano veramente alle Streghe, tranne il grande Matematico e Medico del ‘500 Gerolamo Cardano, inventore del “giunto cardanico”, che scrisse un libro contro questa falsa credenza e perciò venne perseguitato.
Lui all’epoca era l’unico a scrivere che la Stregoneria non esisteva e che quelle povere donne erano perlopiù , persone malate, “Saturnine” (oggi si direbbe “psicotiche”) le quali si immaginavano e confessavano cose inesistenti.

Per un secolo e mezzo però, dagli inizi del ‘500 alla fine del ‘600, l’Europa intera fu costellata da questi tragici e orrendi supplizi. In particolare in Germania e centro Europa, in Valtellina (in particolare a Poschiavo e a Bormio) e Svizzera, allora denominata “I Grigioni”, nei territori di confine tra i paesi Protestanti e quelli rimasti Cattolici, letteralmente migliaia di donne, ma anche qualche uomo, vennero condannate a morte con l’accusa di stregoneria, Esse stesse addirittura ci credevano, convinte di essere davvero delle streghe. Naturalmente si causavano delle ritorsioni: le accuse di stregoneria (bastava un nulla per essere accusate, il sogno di una bambina, un neo sulla pelle, l’abilità nell’usare le erbe per scopi medicinali) si ritorcevano tra una famiglia e l’altra, soprattutto quelle in lotta per il potere.’ Tu hai fatto uccidere mia moglie o mia sorella, io faccio uccidere la tua ‘ . Era una specie di gioco al massacro”.

Solo il Sud Italia e il Portogallo rimasero immuni da questa spirale di assurda violenza.
Daccò analizza nel suo libro un fatto realmente avvenuto a Lecco nel 1569 . L’Inquisitore Mons. Giorgio Rattazzi fa arrestare otto donne, con l’accusa di aver fatto morire dei bambini : secondo una mitologia allora in voga le Streghe usavano i corpi dei bambini appena morti per creare degli unguenti che le avrebbero fatte volare verso il Sabba, cioè degli incontri orgiastici con il Diavolo. Le donne naturalmente vengono condannate a morte, ma il Senato milanese e il Consiglio Generale di Lecco chiedono un supplemento di indagine, affidato al Cardinale Scipione Rebiba, il quale afferma che le confessioni delle donne erano state estratte con la tortura (come del resto sempre succedeva) e che perciò non valevano legalmente.
Il caso, che fa arrabbiare molto San Carlo Borromeo Arcivescovo di Milano, giunge a Roma, e alla fine il processo passa alla Inquisizione Romana e viene rifatto .

“Non sappiamo come finisce perché l’Imperatore illuminista Giuseppe II nel 1788 fece bruciare tutti i documenti dei processi inquisitori, probabilmente per due motivi. Il primo per non lasciare tracce di vicende orribili e vergognose per la storia dell’Umanità. Il secondo però, molto più prosaico, probabilmente per non dare adito ai discendenti di quelle povere donne accusate di stregoneria, anche solo un secolo prima, di richiedere al Governo del Ducato milanese la restituzione di quei beni che erano stati ingiustamente sottratti alle loro famiglie: le condannate per stregoneria infatti perdevano ogni proprietà e i loro beni venivano requisiti e rivenduti dalla Real Casa ai migliori acquirenti.

Per evitare quindi una serie infinita di cause legali Giuseppe II scelse la via più semplice: eliminare i documenti processuali. Molti documenti di questo tipo però sono rimasti in Svizzera o in Germania, e da come si sono conclusi quei processi ho cercato di rendere spunto per immaginare che cosa possa essere successo anche a Lecco”.
Il libro quindi si dipana tra le figure cinque-seicentesche protagoniste dei processi di stregoneria, ma anche immaginando un protagonista, Vico Dorio, che vive nei giorni nostri nella città “Lariana”, innamorato della bella Vanna.
Un libro quindi molto interessante e variegato, da leggere tutto d’un fiato .

Enrico Baroncelli

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