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Francesca Manzoni (Barzio 1710 – Cereda 1743), lontana parente di Alessandro Manzoni, fu in un secolo difficile, una raffinata poetessa.
Fin dalla giovane eta’ dimostro ‘vivacita’ d’intelletto, con particolare predisposizione nello studio e apprendimento delle lingue antiche e moderne.
Questo gli permise di essere ammessa nelle piu’ quotate istituzioni letterarie: l’Accademia dei Trasformati, e di quella dell’Arcadia con lo pseudonimo di Fenicia.
Il suo capolavoro poetico “L’Ester“, tragedia in 5 atti, stampata nel 1733 in Verona e dedicata: “Alla sacra, cesarea, cattolica, Reale Maesta’ di Elisabetta Cristina Augustissima Imperatrice de’ Romani”.

Nel 1741 conosce presso la famiglia Agudio di Malgrate il letterato veneziano Luigi Giusti, che diventera’ presto suo sposo.
Morirà di parto nella sua villa di Cereda a dieci giorni dalla nascita della secondogenita, e sepolta nella vicina chiesa di San Giovanni alla Castagna nella cappella dove già riposava il padre giureconsulto Cesare Alfonso Manzoni.

Nella guida “Lecco e il suo territorio memoria di G.C. Andrea Luigi Apostolo”, stampata nel 1855 , Francesca Manzoni viene cosi ricordata: ” La Cereda frazione di San Giovanni è una delle molte piccole ville biancheggianti sul pendio, e siede sopra un colle aprico, donde si prospetta tutto il territorio. L’ amatore delle lettere non ometterà di visitare questo luogo in cui soleva passare la stagione estiva la poetessa Francesca Manzoni, che scrisse la lodata tragedia Ester, e altri drammi e minori poesie, e fu desiderata ed accolta in varie accademie letterarie e scientifiche. Questa donna singolare mori’ alla Cereda nella fresca eta’ di 33 anni.
Le di lei ceneri riposano nella chiesa parrocchiale di San Giovanni”.

L’ingegner Giuseppe Arrigoni, nei suoi “Documenti inediti risguardanti la storia della Valsassina e delle terre limitrofe” nel volume primo, fascicolo I, stampato nel 1857 in una nota scrive: “La Manzoni fu per sua disposizione sepolta nella chiesa parochiale di S.Giovanni all’altare della B.V. Addolorata, la cui statua modellata dallo scultore Tantardini d’Introbio era stata da lei a detta chiesa donata”.
In allegato frontespizio della tragedia L’Ester, con vignetta calcografica (amorino seduto sul delfino).

Giancarlo Valera

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