Di che pasta fosse fatto Benito Mussolini in realtà lo si era capito subito, il giorno della Marcia su Roma, il 28 Ottobre 1922, quando il futuro Duce, lungi dal comandare le sue legioni come avrebbe fatto un generale romano, se ne andò in treno da Napoli a Milano, in attesa di sapere come sarebbero andate le cose . L’esercito in un primo momento era pronto a sparare sui fascisti in arrivo a Roma e ad imprigionarli, la situazione poteva diventare pericolosa, e Mussolini non voleva ripetere l’esperienza della prigione che già aveva avuto vent’anni prima quando fu incarcerato come “pericoloso sovversivo” di estrema sinistra.
La codardia del Re Vittorio Emanuele II , che si rifiutò come noto di firmare lo “stato d’assedio” propostogli dal Primo Ministro Luigi Facta, salvò la situazione in favore dei Fascisti, e Mussolini potè riprendere il giorno dopo il treno per Roma, dopo il telegramma del Re che gli proponeva di formare un nuovo Governo (quello durato vent’anni).
Naturalmente questo piccolo particolare venne ignorato dai Cinegiornali Luce, che per tutta la durata del Regime proposero la “Marcia su Roma” come episodio epico con il Duce a capo delle sue legioni.
E’ un particolare però che , insieme ad altri, è stato ribadito da Antonio Scurati che in questi giorni sta pubblicando il suo quarto libro su “Mussolini Uomo del Destino”, riguardante appunto i primi anni della II Guerra Mondiale (interessantissimo come i primi tre).
“Mussolini – ha detto Scurati ieri sera intervistato da Marco Damilano – non ha mai guidato le sue truppe durante le guerre sanguinose che ha scatenato in Libia, in Etiopia, in Grecia e tantomeno in Russia. Si è sempre tenuto ben lontano dal fronte, mandando a morire inutilmente migliaia di giovani italiani, male attrezzati e male equipaggiati, senza mai muoversi dal suo palazzo a Roma” . Vero verissimo !
A parte una veloce visita in Albania, all’inizio della disastrosa campagna di Grecia, che secondo lui doveva essere una passeggiata, iniziata proprio in commemorazione della Marcia su Roma, il 28 Ottobre del 1940, e conclusasi dopo poche settimane: un Alpino di Introbio, Mario Cerati, fu testimone di questa inutile “passeggiata” del Duce a Valona, e già allora a suo dire cominciavano a serpeggiare i primi malumori.
Mussolini non è mai andato a incoraggiare le truppe, non in Libia , dove i soldati italiani cadevano come mosche o venivano imprigionati dagli Inglesi nella battaglia di Tobruk o Giarabub, non in Etiopia, da pochi anni annessa all’ “Impero” italiano e persa quasi subito all’inizio della guerra.
Non in Grecia, che lasciò occupare dai Tedeschi, dopo una ritirata italiana piuttosto vergognosa, non in Yugoslavia, dove ci furono anche “crimini di guerra”, e tantomeno in Russia , dove, come ricorda ancora Scurati ” i Tedeschi non volevano la presenza degli Italiani”.
Insomma: “Armiamoci e partite” era il suo vero motto, e nelle tragiche giornate in cui i soldati italiani perivano eroicamente ad El Alamein lui si stava occupando di comprarsi una terza villa a Riccione !
Ma era questa a mio parere la vera natura del Fascismo: non soltanto la violenza e l’intolleranza , ma una grandissima componente di “cialtroneria” (non saprei come altrimenti definirla) una superficialità incredibile, una non conoscenza e una totale impreparazione a governare , unita a una esibizione muscolare quanto inutile del potere.
Mussolini era sostanzialmente un uomo di scarsa cultura, e quelli intorno a lui, come per esempio il Ras di Cremona Roberto Farinacci (ex ferroviere con la Quinta Elementare) ancora meno. Per tutto il ventennio Mussolini si circondò di personaggi mediocri (da Achille Starace a Pavolini) esaltati e ottusi.
L’intervento nella guerra, sapendo che l’esercito era assolutamente impreparato, fu una scommessa cinica sulla possibile vittoria di Hitler : “abbiamo bisogno di qualche migliaio di morti per sederci al tavolo del vincitore”.
Cialtroneria, faciloneria, scarsa conoscenza economica e delle dinamiche della politica (soprattutto della politica estera, che gli fu fatale) erano le caratteristiche del capo del Fascismo.
Alla fatidica domanda: “Potrebbe tornare il Fascismo ?” Scurati ha risposto di no. Ma quell’atteggiamento di strafottenza, di menefreghismo, di inavvedutezza, di impreparazione, di mancanza di rispetto per le istituzioni e delle regole della democrazia, quella componente gigantesca di “cialtroneria” insomma, quella è già tornata da almeno due anni.
Attenzione però che a pagarne il conto saranno, come al solito, tutti gli Italiani !
Enrico Baroncelli