Una bella e lunga chiaccherata con tre dirigenti dell’Associazione Nazionale Ciechi e ipovedenti di Lecco, Paola Vassena, Rosella Combi e Silvano Stefanoni (che è stato per due volte Sindaco di Lierna) è quella che si è svolta mercoledi pomeriggio all’Università della Terza Età della Valsassina.
“A noi piace incontrarci con le persone normo-vedenti – ha spiegato Paola – perchè in questo modo riusciamo a far capire i nostri problemi e a sentirci meno isolati.”
A coordinare gli interventi la nostra bravissima socia Angela Gianola : proprio lei ha spiegato come la malattia può colpire in età adulta.
“Fino a circa 40 anni conducevo una vita normale, gestivo persino un piccolo supermercato a Cortenova” ha detto Angela.
Ma la “maculopatia”, una malattia terribile che ha una origine genetica (si trasmette da una generazione all’altra) ha cominciato a oscurarle la vista, e a farle vedere indefinite ombre (anche se non è completamente cieca).
“Quando ti colpisce in età adulta la reazione è di estrema depressione, è un trauma terribile” : precedenti illustri li abbiamo in Andrea Camilleri, l’inventore del “Commissario Montalbano”, ma anche in Galileo Galilei nel Seicento.
Per fortuna oggi esistono, grazie alla tecnologia, nuovi strumenti per supportare ciechi e ipovedenti.
“Fino a pochi anni fa esisteva praticamente solo l’alfabeto Braille, che oggi compie duecento anni: era un grande passo avanti, anche se era come reimparare a leggere in prima elementare” ha detto Rosella, che prima era una insegnante.
Il Braille ha permesso a molti di tornare a leggere e a scrivere (“a me leggere piaceva tantissimo”) ed è stato un grande passo avanti.
Ma la tecnologia moderna oggi consente di più, grazie anche ai primi sforzi di Apple e del suo I-Phone (anche se certe applicazioni oggi sono anche su Android).
Dal telefonino-lente che ingrandisce le pagine e le immagini, al lettore di immagini che descrive una foto (“uomo anziano con maglione verde” , ha descritto così il marito di Angela che in verità non l’ha presa molto bene !) ai programmi di sintesi vocale che permettono di leggere email o testi sul computer, ma anche ad Alexa di Amazon, che ha regalato parecchi dispositivi all’Unione Ciechi.
Alexa come noto risponde ai comandi vocali , dal classico “che ore sono” ? ad interventi sulla “casa domotica”: spegnere e accendere le luci, alzare le tapparelle, controllare il frigo e la lavatrice ecc.
Anche la spesa online che alcuni supermercati permettono (Esselunga, Iperall e altri) con ricevimento merci a casa , è molto apprezzata.
Insomma, oggi ci sono molti aiuti concreti basati sulle nuove tecnologie.
Un altro splendido aiuto concreto sono però i cani specializzati nell’accompagnare i loro “conduttori”.
E qui è diventato protagonista lo splendido esemplare di cane Labrador, chiamato King, che accompagnava Silvano.
“Il cane ha sostituito la tradizionale bacchetta bianca che permette ai ciechi di camminare per strada, anche se le scuole-guida non insegnano che quando se ne vede uno con la bacchetta meglio prestare massima attenzione, può decidere di attraversare la strada in qualsiasi momento” ha detto ancora Paola.
“Ma il cane è un essere vivente: è un perfetto accompagnatore, ma naturalmente ha bisogno di attenzioni, di essere sfamato e di avere un posto dove fare i suoi bisogni (che anche noi spesso raccogliamo per strada , anche se ne saremmo esentati).”
“Il cane dà molta sicurezza in più : quando mettono la pettorina sono alleati fedelissimi e sicuri”.
Purtroppo di scuole di addestramento ce ne sono poche in Italia: una a Limbiate, gestita dal Lyons Club (l’unica in Lombardia), una nella Toscana a Firenze gestita dalla Regione, una nel Lazio e una a Messina.
I tempi di attesa perciò sono molto lunghi (due anni) e solo l’11% dei ciechi riceve questo utilissimo supporto.
L’addestramento passa attraverso uno screening che comincia a circa un anno di età del cane (prima si utilizzavano i cani-pastore, ma poi si è scoperto che il Labrador è più adeguato).
Sono cani naturalmente molto intelligenti (reagiscono per esempio al comando “portami in ufficio” oppure “portami a casa“, come un vero navigatore !) e molto pacifici, che naturalmente instaurano un rapporto specialissimo con il loro “conduttore”. A cui si chiede, dopo un breve periodo di prova, se lo vuole tenere oppure no (alcuni non se la sentono di gestire un cane).
Il cane rimane di proprietà dell’Associazione che lo ha preparato (il Lyons o altri) ma viene affidato in utilizzo perpetuo al conduttore, di solito fino al termine vita.
Insomma, in conclusione, una bel pomeriggio di scambio di esperienze e situazioni.
Una cosa però ha colpito molti soci presenti all’incontro : “la vostra positività” – ha detto una socia – il fatto che ne parlate con il sorriso in bocca, e persino con allegria”.
Si capisce il ruolo di una comunità integrante e coinvolgente (organizzano anche gite sociali al mare, in montagna o ai Musei) in modo che nessuno si senta solo.
“Piangerci addosso non servirebbe a niente” ha risposto Paola: vero, ma sono ancora più ammirabili per questo, sperando che qualche altra associazione , oltre ai Lyons, e soprattutto il Servizio Sanitario nazionale, sia più attenta alle loro esigenze, ad esempio proprio sul problema dell’addestramento di un numero sufficiente di cani accompagnatori.
Enrico Baroncelli