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“La disuguaglianza nel Reparto dei Carichi Pubblici è nello Stato di Milano una querela antica.. che ha seminata una rovinosa discordia tra Provincia e Provincia, tra le Città e i loro Contadi, e tra le Comunità di un’istesso Contado, e i contribuenti di un’ istesso Comune” generando “lunghe e penose Liti”.

Comincia così un’opera fondamentale dell’illuminismo lombardo del Settecento, la “Relazione del Censimento del Ducato di Milano”, scritta dal toscano Pompeo Neri nel Maggio 1750.
Neri era stato incaricato tre anni prima dal Governo di Maria Teresa di presiedere la Giunta del Censimento, cioè l’organismo che doveva organizzare il Catasto generale del territorio milanese (il cosiddetto “Catasto Teresiano“) al fine di arrivare a una più equa distribuzione delle “Gravezze“, cioè delle tasse, in base ai possedimenti reali dei proprietari.

In realtà le operazioni erano cominciate già nel 1718 , dal padre di Maria Teresa, l’Imperatore Carlo VI d’Asburgo, ed erano anche arrivate a buon punto : il Catasto precedente, di cui però abbiamo pochi documenti risaliva alla metà del Cinquecento con l’Imperatore Carlo V. Senonché durante la cosiddetta Guerra di Successione Polacca, quando per l’ennesima volta il Ducato milanese fu attraversato e saccheggiato da truppe francesi, spagnole, germaniche e persino Svizzere, si verificò un fatto strano.

Mentre le truppe francesi del “Duca di Roano” , che nel 1630 avevano preso di mira le officine siderurgiche della Valsassina (produttrici di palle di cannone e armamenti vari) , provocando loro gravi danni, un secolo dopo le stesse truppe erano stranamente interessate alle carte catastali prodotte sotto Carlo VI . Molte di queste carte – affermavano i “possessores” – erano state tirate fuori dalle soldataglie dai loro begli armadi negli uffici comunali, e bruciate sulla pubblica piazza !

Pompeo Neri però non si perse d’animo: nel 1747 mise in campo una folta schiera di “agrimensores” (“misuratori di terra”, gli antenati dei nostri Geometri) che, armati solo di “tavoletta pretoriana” (uno strumento di calcolo che risaliva all’età romana) produssero quelle meravigliose cartine colorate che abbiamo ancora oggi nei nostri Archivi di Stato, e che misuravano con precisione le proprietà di ogni cittadino nei vari Comuni.

Fino allora le “Gravezze” si basavano su tre tipi di tasse: il “Censo del Sale“, cioè una tassa generale che doveva pagare la Comunità ,che si riuniva in piazza “à sono di campana” (come ad esempio a Cremeno nella piazza davanti all’attuale Scuola Media) generalmente a Novembre , il giorno di San Martino, per decidere la ripartizione tra i suoi abitanti.

La seconda, inventata dall’Imperatore Diocleziano in età romana, era la “Tassa sul Personale” ( o “Capitatio“) cioè una tassa per ogni Testa indipendentemente che fosse ricca o povera ( e questa era particolarmente ingiusta) .
La terza era finalmente la “Tassa sul Perticato”, cioè sulla proprietà fondiaria che gli abitanti possedevano (una Pertica corrispondeva a circa 750 mq di terreno).

Attenzione però: questa non era dovuta dai “Nobiles” , in particolare dai Cittadini Milanesi, che pur avendo proprietà in campagna non dovevano pagarne le tasse, né dalle persone di più alto lignaggio.
Idem i Beni della Chiesa, vasti e fertili territori soprattutto in Pianura Padana, che naturalmente non pagavano nulla.

In sostanza, e Neri aveva molto ben chiaro questo concetto, soprattutto in Età Spagnola (metà Cinquecento inizi Settecento) a pagare la maggior parte del “peso” fiscale erano i “Terrazzani“, cioè i contadini poveri , mentre i “Nobiles” ne pagavano una quota minima.

Obiettivo dell’Illuminista Neri, e del Governo Teresiano, era quindi quello di ribaltare questa situazione, e far pagare le tasse in misura della ricchezza, che allora era soprattutto la ricchezza fondiaria, cioè il possesso delle terre.

Un concetto assolutamente rivoluzionario per l’epoca, talmente rivoluzionario che probabilmente ancora oggi, a quasi tre secoli di distanza, ne siamo ben lontani !
La quota richiesta era tra l’altro assolutamente bassa, rispetto, ai valori attuali: circa il 5% delle rendite catastali attribuite, una sciocchezza rispetto a oggi.

C’è da dire che fino all’epoca le spese Statali erano destinate soprattutto all’Esercito (quell’esercito che aveva salvato la corona di Maria Teresa nella Guerra di Successione Austriaca chiusa nel 1748) e a una amministrazione basilare (pochi uffici pubblici e qualche carcere, come il fu Palazzo Pretorio a Introbio).

Ma obiettivo del Governo Illuminista era quello di ampliare l’intervento dello Stato nei servizi pubblici: dalla ristrutturazione delle strade (fu Maria Teresa a volere l’attuale Taceno-Bellano, ad esempio) agli Ospedali (che fino all’epoca erano molto pochi) alle Biblioteche (Maria Teresa fondò la Biblioteca di Brera a Milano), alle scuole pubbliche per i bambini.
Il figlio di Maria Teresa, l’Imperatore Giuseppe II, obbligò i Monaci (compresi quelli del Monastero di Civate) a lasciare al Demanio i loro beni e a diventare maestri per i bambini, al fine di combattere l’analfabetismo dilagante.

Insomma, ancora oggi, dopo quasi tre secoli, dobbiamo decidere chi è che deve contribuire di più al “bene pubblico” e ai servizi attinenti (Scuola , Sanità , Istruzione, Viabilità ecc.).
Se i lavoratori dipendenti e i pensionati ( i “terrazzani” di oggi), cioè quelli che hanno di meno, oppure i “nobiles” che hanno tanti sistemi per portare i soldi all’estero, nei paradisi fiscali, ed evitare di pagare le tasse.
La scelta è ancora una volta tra queste due opzioni: lo sciopero riuscitissimo organizzato dalla CGIL di Landini venerdì scorso ce lo ha ricordato.

Dalle scelte che il governo attuale (purtroppo sicuramente molto meno “illuminato” di quello di Maria Teresa) farà dipenderà il futuro dell’Italia.

Vorrei però concludere ricordando una cosa, sempre per rimanere nel Settecento: quando il Re di Francia Luigi XVI decise di riunire gli Stati Generali (cioè il Parlamento di allora) nel Maggio del 1789 , il suo obiettivo era proprio quello di convincere i “Nobili” (il Primo Stato) a lasciar perdere almeno alcuni dei loro privilegi e contribuire a pagare le tasse, essendo le casse dello Stato in una situazione di deficit cronico.

I Nobili risposero di no (“non se ne parla nemmeno” fu in maggioranza la loro risposta), condannandosi così alla loro eliminazione.
Quello che successe dopo, come è noto, i Francesi lo festeggiano ogni anno il 14 Luglio !

ENRICO BARONCELLI

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