Si è tenuto venerdì 2 agosto, alle 21, l’appuntamento mensile dell’Oasi di Pace, momento di riflessione e preghiera per invocare la pace nel mondo. In questi mesi estivi, dalla parrocchia di Bonacina (Lecco) ci si sposta alla chiesetta di S. Egidio, immersa nel verde.
Nella serata si è ascoltata la testimonianza di due testimoni di pace, due padri, Rami Elhanan e Bassam Aramin, uno israeliano e uno palestinese, colpiti dalla violenza della difficile coabitazione nella Terra Santa. Le loro parole sono state accompagnate da invocazioni di pace e dai canti eseguiti dal Coretto Fermenti di Pace.
Sono state quindi lette due testimonianze di un padre palestinese e un padre israeliano che hanno perso le loro figlie in modo violento e dopo la rabbia e il desiderio di vendetta si sono messi a riflettere intensamente per cercare di capire il perché di tanto odio.
La loro attività fa riferimento a “Parents Circle“, una associazione la cui finalità è promuovere la riconciliazione tra le società israeliana e palestinese, lottando contro odio e desiderio di vendetta e promuovendo la condivisione delle proprie storie e dei propri sentimenti. Tra i promotori a Gerusalemme ci fu l’Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini.
Le loro vicende sono narrate anche nel libro Apeirogon.
Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano, ai checkpoint. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l’Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un’unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle e decidono di usare il loro comune dolore come arma per la pace.
Serata veramente intensa e commovente. Un centinaio di persone sul prato antistante la chiesetta di Sant’Egidio, luogo di detenzione nel periodo bellico, ora dedicato ad incontri sulla pace.